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Lo sputo è reato?

21 Maggio 2009 by Gioacchino Celotti 1 commento

risposte a quesiti

La vicina di casa, dopo avermi aggredito verbalmente dicendomene di tutti i colori, si è avvicinata e mi ha sputato in faccia. Posso querelarla?

Ricorrono, nel caso riferito, gli estremi del reato di ingiuria. Come ha ritenuto la stessa Cassazione, l’ingiuria, secondo le espressioni letterali usate dall’art. 594 c. p. – è costituita dall’offesa all’onore, inteso con riferimento alle qualità morali della persona, od al decoro, cioè al complesso di quelle altre qualità e condizioni che ne determinano il valore sociale; lo sputo incide indubbiamente sul decoro, costituendo una manifestazione di disprezzo verso l’individuo nei cui confronti è diretto, né ha rilevanza che lo sputo sia rivolto direttamente alla persona, in modo tale da colpirla materialmente, o, eventualmente, a terra, ma con specifico riferimento ad un determinato soggetto.

archiviato in: penale etichette: 594 c.p., ingiuria, penale, quesiti, sputo

Abuso edilizio, quale prescrizione?

15 Maggio 2009 by Gioacchino Celotti Lascia un commento

risposte a quesiti

Nel dicembre del 2007 hanno messo i sigilli ad un manufatto di mia proprietà che stavo ristrutturando. L’immobile si trova in una zona vincolata (isola d’Ischia) e mi è stato detto che avrei dovuto richiedere l’autorizzazione paesaggistica prima di eseguire l’intervento. Vorrei cortesemente sapere in quanto tempo il reato va in prescrizione. E.M. (e-mail) [Leggi di più…]

archiviato in: penale etichette: abuso edilizio, delitto paesaggistico, edilizia e ambiente, prescrizione penale, quesiti

Il decreto sull’IVA ad esigibilità differita

15 Maggio 2009 by Gioacchino Celotti 1 commento

norme

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE, DECRETO 26 marzo 2009

Pagamento dell’imposta sul valore aggiunto al momento dell’effettiva riscossione del corrispettivo

(GU n. 96 del 27-4-2009)

IL MINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE [Leggi di più…]

archiviato in: norme etichette: decreto, esigibilità differita, I.V.A.

Omessa comunicazione di avvio del procedimento ed onere di allegazione

15 Maggio 2009 by Gioacchino Celotti Lascia un commento

esposizione ricorso per cassazione

Con la decisione n. 2737 del 29 aprile 2009 il Consiglio di Stato ribadisce il principio secondo cui in caso di adozione di un provvedimento vincolato, che deve essere necessariamente assunto in presenza di determinati presupposti, la comunicazione dell’avvio del relativo procedimento può essere omessa, perché in nessun caso la determinazione da prendere potrebbe essere modificata in base alle osservazioni dell’interessato (Cons. St. Sez. IV 21 maggio 2008 n. 2410; 10 dicembre 2007 n. 6525; 9 ottobre 2007 n. 5251).

Tale orientamento, da tempo accolto dalla giurisprudenza, è stato poi tradotto nell’art. 21 octies, comma 2, l. n. 241/90, come modificato dalla legge n. 15 del 2005. E’ vero – aggiunge il Supremo Collegio con la sopra richiamata pronuncia, che tale norma  pone in capo all’Amministrazione (e non del privato) l’onere di dimostrare, in caso di mancata comunicazione dell’avvio, che l’esito del procedimento non poteva essere diverso. E tuttavia,  onde evitare di gravare la p.a. di una probatio diabolica (quale sarebbe quella consistente nel dimostrare che ogni eventuale contributo partecipativo del privato non avrebbe mutato l’esito del procedimento), il giudice amministrativo ha interpretato  la norma in esame nel senso che il privato non possa limitarsi a dolersi della mancata comunicazione di avvio, ma debba anche quantomeno indicare o allegare quali sono gli elementi conoscitivi che avrebbe introdotto nel procedimento ove avesse ricevuto la comunicazione.

Solo dopo che il ricorrente ha adempiuto questo onere di allegazione (che la norma implicitamente pone a suo carico), la p.a. sarà gravata dal ben più consistente onere di dimostrare che, anche ove quegli elementi fossero stati valutati, il contenuto dispositivo del provvedimento non sarebbe mutato. Ne consegue che ove il privato si limiti a contestare la mancata comunicazione di avvio, senza nemmeno allegare le circostanze che intendeva sottoporre all’Amministrazione, il motivo con cui si lamenta la mancata comunicazione deve ritenersi inammissibile (Cons. St., Sez. VI, 29 luglio 2008 n. 3786).

archiviato in: amministrativo etichette: avvio del procedimento, omessa comunicazione, onere di allegazione, provvedimento vincolato

Decreto ingiuntivo ed opponibilità al fallimento

15 Maggio 2009 by Gioacchino Celotti Lascia un commento

banconote

Nell’ambito di una procedura fallimentare, il Giudice delegato rigetta la domanda di ammissione al passivo presentata da una società creditrice affermando che, essendo il titolo posto a base della domanda costituito da un decreto ingiuntivo la cui declaratoria di esecutorietà era anteriore al fallimento, la definitività del titolo non potesse essere opposta al fallimento. Propone opposizione ex art. 98 L.F. la società non ammessa deducendo che, in realtà, il decreto ingiuntivo aveva acquistato autorità di cosa giudicata, per effetto del decorso dei termini ed in mancanza di opposizione, prima della dichiarazione di fallimento, a nulla rilevando la data (in effetti, successiva) di apposizione del visto di esecutorietà.

Il Tribunale di Napoli – VII sezione fallimentare, con decreto dell’8 /10 aprile 2009, accoglie l’opposizione affermando il principio secondo cui, per l’ammissione al passivo di un credito fondato su un decreto ingiuntivo non opposto nei termini (con scadenza di detti termini in data anteriore alla dichiarazione di fallimento) non è necessario che anche il decreto di esecutorietà sia intervenuto in data anteriore al fallimento, in quanto, anche a voler riconoscere a tale ultimo decreto efficacia costitutiva dell’effetto di giudicato sostanziale del decreto ingiuntivo, non può dubitarsi della efficacia retroattiva dello stesso.

archiviato in: fallimentare etichette: ammissione, decreto ingiuntivo, esecutorietà, fallimento, giurisprudenza napoletana, passivo

Locazione uso commerciale, quale durata?

14 Maggio 2009 by Gioacchino Celotti Lascia un commento

risposte a quesiti

Ho stipulato nel marzo 2003 un contratto di locazione uso commerciale. Il proprietario pretende ora che io lasci l’immobile alla scadenza dei primi sei anni, basandosi su una clausola contrattuale (che, effettivamente, è stata inserita) che esclude il rinnovo per altri sei anni. Ma qual è la durata effettiva del contratto? C.F. (quesito orale)

A norma dell’art. 28 L. n. 392/1978, applicabile anche al caso in esame, alla prima scadenza il contratto di locazione si rinnova tacitamente per ulteriori sei anni, salvo disdetta da inviarsi almeno dodici mesi prima della scadenza stessa e con specifica indicazione di uno dei motivi di diniego di rinnovo previsti dall’art. 29 stessa Legge. Ogni clausola difforme dal modello legale deve considerarsi nulla ed improduttiva di effetti giuridici.

archiviato in: civile etichette: clausola, locazione, locazioni, nullità, quesiti, rinnovo, uso commerciale

Responsabilità dei genitori ex art. 2048 c.c.

29 Aprile 2009 by Gioacchino Celotti Lascia un commento

I genitori, per sottrarsi alla presunzione di responsabilità posta a loro carico dall’art. 2048 c.c. per i fatti illeciti commessi dal minore con essi convivente, debbono dimostrare non solo di averlo adeguatamente educato ai sensi dell’art. 147 c.c., ma anche di averlo adeguatamente sorvegliato. Sicché l’assenza di colpa in educando non giova ai genitori convenuti con l’azione di risarcimento se vi è stata colpa in vigilando, e viceversa.

Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 9556 del 22 aprile 2009.

La stessa pronuncia precisa altresì che, per fornire la prova in esame, non è sufficiente dimostrare di avere genericamente impartito una qualunque educazione al minore, ovvero di averlo avviato al lavoro, ma è necessario dimostrare in modo rigoroso di avere impartito insegnamenti adeguati e sufficienti per educare il minore ad una corretta vita di relazione. Pertanto, quando la gravità del fatto illecito commesso dal minore è tale da rendere evidente di per sé la sua incapacità di percepire il disvalore della propria azione, correttamente il giudice di merito rigetta la prova per testi chiesta dai genitori e volta a dimostrare l’adempimento in modo generico del dovere genitoriale di educazione.

Applicando questi princìpi la corte di legittimità ha confermato la decisione di merito che aveva rigettato le prove testimoniali, aventi ad oggetto una generica dimostrazione dell’educazione impartita ad un minore che aveva causato un sinistro stradale a bordo di un ciclomotore, condotto senza casco e trasportando un passeggero anch’esso privo di casco.

archiviato in: civile etichette: art. 2048 c.c., educazione, genitori, presunzione di responsabilità, sorveglianza

Autovelox, obbligo di informare gli automobilisti

9 Aprile 2009 by Gioacchino Celotti Lascia un commento

In materia di accertamento di violazioni delle norme sui limiti di velocità compiuta a mezzo apparecchiatura di controllo (autovelox), la disposizione di cui all’art. 4, D.L. n. 121 del 2002 che prevede che dell’installazione dei dispositivi o mezzi tecnici di controllo deve essere data informazione agli automobilisti non è un obbligo che ha efficacia soltanto nell’ambito dei servizi organizzativi interni della p.a. ma è finalizzato a portare a conoscenza gli automobilisti della presenza dei dispositivi di controllo medesimi onde orientarne la condotta di guida e preavvertirli del possibile accertamento di violazione con metodiche elettroniche. Si tratta, quindi, di una norma di garanzia dell’automobilista, la cui violazione non è priva di effetto ma cagiona la nullità della sanzione eventualmente irrogata. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 7419 del 26 marzo 2009 (Sezione Seconda Civile, Presidente G. Settimj, Relatore P. D’Ascola).

archiviato in: sanzioni amministrative etichette: autovelox, contravvenzione, informazione, nullità

Forum online, non si applica la legge sulla stampa

20 Marzo 2009 by Gioacchino Celotti Lascia un commento

forum online

I messaggi lasciati su un forum di discussione (che, a seconda dei casi, può essere aperto a tutti indistintamente, o a chiunque si registri con qualsiasi pseudonimo, o a chi si registri previa identificazione) sono equiparabili ai messaggi che potevano e possono essere lasciati in una bacheca (sita in un luogo pubblico, o aperto al pubblico, o privato) e, così come questi ultimi, anche i primi sono mezzi di comunicazione del proprio pensiero o anche mezzi di comunicazione di informazioni, ma non entrano (solo in quanto tali) nel concetto di stampa, sia pure in senso ampio, e quindi ad essi non si applicano le limitazioni in tema di sequestro previste dalla norma costituzionale.

L’interessante principio è stato sancito dalla Suprema Corte con la sentenza n. 10535 dell’11 dicembre 2008, depositata il 10 marzo 2009 (Sezione Terza Penale, Presidente C. Vitalone, Relatore A. Franco).

archiviato in: penale etichette: forum, sequestro, stampa

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